Certo non si possono cambiare le regole dell’ambaradan globale alle periferie dell’impero. Questo è un fatto. Un altro fatto sono pure le tante parole… verbali sulla volontà di voler migliorare le condizioni lavorative cantonali: qualcuno sospetta che ci voglia una vera e propria “rivoluzione” (…accidenti) dell’economia indigena. Cose fuori di testa, si sussurra in molti ambiti; appunto.
Ma anche i discorsi sulle capacità decisionali che i pochi/tanti eredi rossoblu di Tell, ci somministrano con rimandi su una necessaria e salutare opposizione ai vari mainstream (pandemici o neo-culturali, che siano) dovrebbero anche evidenziare che ogni “resistenza” impone anche delle rinunce che paiono, a tutta prima, impensabili, ma che poi eventualmente, portano all’emancipazione dal tiranno. Altrimenti bisognerà sempre inchinarsi al famoso cappello, oggi in taglia mercantile.
Un salutare e necessario processo che probabilmente non potrà essere avviato escogitando provvedimenti a “breve temporalità” (cerottini sulle emorragie?) qui persino giustificati. Almeno che non si voglia applicare alla lettera (proprio come la vedono i confederati) che la città …Tisin deve/dovrà per forza restare perennemente…vittima del suo successo.